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Si è svolta martedì 6 maggio presso l’Università degli Studi di Milano la conferenza “Lectura Dantis: Dante Alighieri tra presente, passato e futuro”organizzata dai ragazzi del Fronte Universitario. 
A fare gli onori di casa Stefano Pavesi (in rappresentanza del Gruppo Alpha) ed Emilio Cornelio (in rappresentanza di Azione Universitaria), i quali hanno sottolineato l’importanza della figura di Dante Alighieri nel solco della Tradizione italiana ed europea.
Le giovani studentesse di studi umanistici Chiara Telmon e Chiara Macchi hanno invece tracciato un quadro storico e filosofico della vita e dell’opera di Dante.

Nato nel 1265 da una famiglia della piccola nobiltà fiorentina, Dante cresce in un periodo storico di profonde trasformazioni caratterizzato dalla lotta tra guelfi e ghibellini, e dalla lotta interna tra guelfi bianchi e guelfi neri. Gli anni ’80 sono gli anni in cui l’Autore scrive “Vita Nova” e incontra Cavalcanti e Brunetto Latini. Sono anchegli anni dell’incontro con Beatrice, la cui morte nel 1290 segna la conversione  religiosa di Dante e il suo percorso di studi teologici, con le frequentazioni del collegio di Santa Croce e Santa Maria Novella. Della vita di Dante non si può non menzionare l’impegno politico, culminato nel 1300 con la sua ascensione alla carica di priorato nel consiglio comunale fiorentino. Coinvolto nel conflitto tra bianchi e neri, seguirà l’esilio comminato da Papa Bonificio VIII.
Nel 1315 a Dante viene offerto il rientro dall’esilio a Firenze, a condizione che rinunciasse all’attività politica: con estrema dignità rifiuta questa offerta. Morirà nel 1321.
La Divina Commedia è l’opera che rende Dante ancora oggi uno degli autori più conosciuti nel mondo. In origine chiamata solo “Commedia” (in contrapposizione alla tragedia, qui si parte da un inizio infelice caratterizzato dall’Inferno per arrivare ad un finale felice caratterizzato dal Paradiso), il termine“Divina” viene aggiunto dal Boccaccio ma diventa ufficiale solo nel corso del ’500. 
Per quanto riguarda il profilo filosofico, il capolavoro di Dante consiste nell’avere unito la filosofia classica di Aristotele con la teologia Cristiana:possiamo collocare l’opera dantesca nel solco della Scolastica di San TommasoD’Acquino. In Dante troviamo una miriade di riferimenti, dalla filosofia aristotelica fino ad Averroè, passando alla rivalutazione del mondo pagano insenso positivo. Per Dante la Cristianità non sorge in opposizione ad esso,semmai a sua integrazione: il razionalismo filosofico è arricchito così di una prospettiva mistica. Vi si può trovare anche la filosofia tolemaica dell’uomo come centro dell’universo. Il carattere poliedrico dell’opera di Dante venne infatti evidenziato da Hegel il quale parlò appunto di “carattere essenzialmente filosofico della Divina Commedia”.

Il professor Del Nero, docente al Liceo Leonardo Da Vinci di Firenze, affermato studioso di Dante, ha esordito riportando la definizione che della Divina Commedia diede Filippo Tommaso Marinetti : “un verminaio di glosse”. Con queste parole il padre del futurismo spiegava l’accanimento dei moderni contro l’opera di Dante. Eppure, ha ricordato il professore, la Divina Commedia va letta con i canoni dei tempi in cui fu scritta, e non certo con i canoni (discutibili) dei suoi detrattori di oggi. Così non vanno certo prese sul serio le polemiche su un Dante “politicamente scorretto” che qualche solone ha alzato negli ultimi tempi.

Sostenitore della diarchia Papato (potere spirituale) – Impero (poteretemporale) Dante non esita a condannare le interferenze nel potere temporale di Bonifacio VIII come rottura di un equilibrio naturale. Nel Settecento Gianbattista Vico collocò Dante insieme a Sheakspeare e Omero come autori identificati dell’anima di un popolo.
Il significato che Dante attribuiva alla cultura era quello di spina dorsale di un popolo, non certo di una moda da svendere al migliore offerente.

La conferenza si è conclusa con la lettura del Terzo Canto dell’Inferno, quello del cerchio degli ignavi, cioè di coloro che nella vita non hanno avuto il coraggio di schierarsi e che nell’aldilà trovano il disprezzo sia di Dio che del Diavolo.

Una lettura che ha catturato il pubblico, arricchito non solo di nozioni storiche su quella che è la nostra Tradizione ma soprattutto di un esempio di cultura che diventa azione.

E proprio nel solco dell’esempio di Dante, il Fronte Universitario continua la sua battaglia nel nostro Ateneo.

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